Non tutti i temi caldi vengono accolti allo stesso modo dalla Rete. Abbiamo una massa concentrata sul contingente, poco attenta ai grandi temi che non la coinvolgono qui e ora. Nella rubrica mensile su Prima Comunicazione facciamo il punto su quali sono stati i temi che hanno scaldato maggiormente gli italiani online.

Un buon comunicatore deve sempre essere connesso al suo tempo, comprenderlo, capire che cosa muova le anime della società per esserne un buon interprete e mediatore. Agosto è un momento particolare in cui tutti sono un po’ fuori dalla quotidianità, proprio per questo mi sono chiesto quali fossero i temi dominanti. Attraverso una analisi della rete abbiamo monitorato le conversazioni on line, articoli, video, social network e molto altro che costituisce il gigantesco calderone mediatico in cui siamo immersi. Spiccano quattro temi: Afghanistan, Covid e green pass, calciomercato e Olimpiadi. Vi sfido a metterli in ordine dal più citato e quello meno menzionato. La risposta non è quella che vi aspettate, o per lo meno quella che dovremmo aspettarci. Tra fine luglio e fine agosto, il tema Afghanistan è stato citato 250 mila volte. Ed è all’ultimo posto. Davanti ci sono: le notizie di calciomercato riguardanti Lukaku, Ronaldo e Messi (430 mila); Si Lukaku e Ronaldo ci scaldano quasi due volte più di un terremoto geopolitico le cui conseguenze modificheranno gli equilibri internazionali. Sopra troviamo le Olimpiadi di Tokyo con le vittorie di Marcel Jacobs e Gianmarco Tamberi, con mezzo milione di contenuti; il Covid e il green pass, con 1 milione di conversazioni online.

Scorati potremmo scuotere la testa. Sarebbe tuttavia parziale fermarsi qui. Peggio ancora derubricare la questione dando la colpa alle vacanze estive o all’anestetizzazione degli italiani. Così ci siamo chiesti da dove nasca la disparità di volume tra questi temi. E siamo andati, forse masochisticamente, in profondità cercando di comprendere di che cosa ci fosse dentro questi flussi. Tra i contenuti online che citano l’Afghanistan e hanno generato il maggior numero di interazioni ci sono numerosi articoli sulla morte di Gino Strada. Non sulla presa di Kabul da parte dei talebani e nemmeno sulla ritirata scomposta degli Stati Uniti, ma sulla scomparsa del fondatore di Emergency. Questo ci fa comprendere due cose: primo che il dato sull’Afghanistan è purtroppo sovrastimato rispetto alla realtà, il rapporto con Lukaku & co è addirittura più sfavorevole. Secondo, tutto questo mostra come una forte componente di emotività supera, in termini di interesse generato, anche le notizie geopolitiche più importanti.

Passiamo al tema del green pass. Tra i concetti più ricorrenti vicino alla certificazione verde ci sono agosto, ristoranti, prenotazioni, controlli. Migliaia di conversazioni su come funzionano il green pass e gli accertamenti. Gli utenti web hanno cercato e interagito principalmente con informazioni utili alla propria esperienza personale, i ristoranti un chiodo quasi fisso. C’è un altro elemento che mi ha colpito particolarmente: la rete è diventata terreno di scontro, furioso, insofferente. Fazioni Vax e no Vax, Green Pass e No Green Pass che quotidianamente si affrontano. Nemmeno durante le elezioni politiche abbiamo riscontrato un tale tasso di aggressività. Il tema è così sentito che si è manifestato il fenomeno delle volpi e dei polli. Centinaia di persone (i polli) hanno pagato dei criminali informatici (le volpi) in cambio di un finto Green Pass, fornendo loro anche i dati personali più delicati. Ma c’è di più, chi, dopo aver pagato anche 500 euro per un finto certificato che non è mai arrivato (non sarebbero polli altrimenti), hanno ben pensato di minacciare i criminali dicendo “se non mi date il certificato vi denuncio alla polizia”. Le volpi che non a caso sono molto più furbe “o mi dai altri 500 euro o io ti denuncio alla polizia mandando i tuoi dati per aver violato la legge”. Una favola moderna, certo non a lieto fine per il pollo, ma ricca di insegnamento. Non priva di una certa ironia. Molti di questi criminali agivano (quasi) indisturbati su decine di canali Telegram, poi smantellati dalla polizia. Sempre in tema di green pass dobbiamo notare come la rete abbia avuto anche una funzione di chiamata alle armi e mobilitazione, aggregando consenso per poi sfociare in manifestazioni in piazza.

Passando alle olimpiadi questo era il fenomeno più facile da prevedere, conferma la permeabilità della rete a fenomeni identificativi e di identità. Tirando le somme emerge un quadro complesso e frammentato, da alcuni lati preoccupante. Abbiamo una massa concentrata sul contingente, poco attenta a grandi temi che non la coinvolga qui e ora. Credo che questo sia la spia di un male subdolo e strisciante che affligge le democrazie occidentali. Questa assenza di prospettiva si ripercuote nelle nuove leadership inficiando dall’interno il modello democratico stesso, che è la più grande conquista del pensiero occidentale. Di segnali di allarme negli ultimi anni ne abbiamo visti.