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L’attivismo dei manager valica i confini nazionali

Un manager su due ha preso posizione nel conflitto. Su L’Economia del Corriere della Sera, a partire dai dati della nuova classifica Top Manager Reputation, riflettiamo sul CEO activism dei manager italiani

La guerra in Ucraina e le sue ripercussioni su economia e tessuto sociale aprono a nuovi rischi per molte aziende italiane. Il settore più esposto per i suoi legami d’affari con la Russia è quello dell’energia, seguito dal mondo finance. Per le aziende tech, di cybersecurity e di difesa, invece, si aprono nuove prospettive di espansione. È in queste fasi delicate che i manager sono chiamati a uno step ulteriore: dimostrare di avere carattere e capacità di leadership, pur tra le difficoltà.

Dai dati di marzo della classifica Top Manager Reputation, l’Osservatorio permanente di Reputation Science sulla reputazione online dei vertici delle aziende attive in Italia, i manager hanno risposto positivamente. La parola chiave del mese è infatti attivismo: un manager su due è intervenuto in prima persona per prendere posizione nel conflitto, condannando l’aggressione russa o con iniziative di vicinanza al popolo ucraino.

Carlo Messina (80.30), che con Intesa Sanpaolo ha donato 10 milioni di euro per misure di solidarietà e accoglienza, si conferma al primo posto. Claudio Descalzi (78.98) di Eni, forte dei risultati del 2021, sale al secondo. Francesco Starace (77.31) è terzo, in crescita Matteo Del Fante (75.05) di Poste Italiane, che ha siglato il protocollo d’intesa con il Forum del Terzo e annunciato l’aquisizione di Lis Holding.

Il cluster energetico, nonostante la crisi ucraina, conferma altri tre protagonisti in top15: Stefano Antonio Donnarumma (73.47) di Terna sale al quinto, Renato Mazzoncini (72.17) di A2A è settimo, stabile Marco Alverà (60.30) di Snam. Il settore che più ha fatto sentire la propria voce contro la guerra è quello della moda. «Il battito del mio cuore per la sofferenza dei bambini costretti a scappare» ha detto Giorgio Armani (73.40), inaugurando la sua sfilata silenziosa. Lo stilista è in buona compagnia: Leonardo Del Vecchio (65.97) con Luxottica si è mobilitato per aiutare i dipendenti in Ucraina, Brunello Cucinelli (66.45) ha ricordato «il valore del dialogo come mezzo più nobile per raggiungere sempre l’armonia tra gli uomini», Renzo Rosso (62.93) e OTB Foundation hanno risposto all’appello dell’Agenzia Onu per i Rifugiati, mentre Remo Ruffini (61.73) ha chiuso i negozi Moncler in Russia e lanciato un appello di pace sui social.

Parole e gesti concreti che hanno avuto un riflesso positivo sull’intero sistema. John Elkann (72.08) guida il cluster Industria, Urbano Cairo (61.58) quello dei Media, stabile Alessandro Benetton (58.90) di Edizione. Classifica completa su www.topmanagers.it.

L’articolo pubblicato su L’Economia del Corriere della Sera:

Andrea Barchiesi

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