Interviste

Voto, sondaggi asse portante della comunicazione elettorale

Andrea Barchiesi, analista dei fenomeni sociali, ceo di Reputation Science, approfondisce per ‘Prima’ lo straordinario ricorso alla sondaggistica che ha trasformato questa campagna elettorale in una partita di calcio dove i risultati “parziali”, i dati dei sondaggi, alimentano tifoserie contrapposte.

Secondo Barchiesi diversi e importanti sono gli effetti dei sondaggi, “divenuti l’asse della strategia della comunicazione”. Da un lato rispondono a un’equazione democratica, creando la sensazione di essere nel giusto se si segue il risultato della volontà collettiva, espressa dal dato del sondaggio.
Dall’altro sul piano psicologico favoriscono il conformismo, aiutando gli indecisi a convergere in una direzione.

I dati in crescita sono poi per i partiti una sorta di certificazione tematica riguardo gli argomenti trattati, che risultano quindi migliori rispetto a quelli della concorrenza con dati in ripiegamento.

‘’L’effetto ‘polarizzazione’ del voto utile – rileva in particolare Barchiesi – penalizza i partiti minori il cui voto appare predestinato all’inutilità, tenuto conto che, secondo i dati dei sondaggi, sono i partiti più grandi destinati ad attirare la maggior parte degli elettori. Risulta in sostanza un impoverimento della politica, che diventa un fatto fideistico, dove prevale il ’tifo’ per i risultati, piuttosto che il dibattito sui temi. Inoltre ‘spread’ troppo alti fra i dati dei diversi sondaggi crea molte incertezze e confusione, favorendo però l’uso propagandistico, come è successo fra i virologi che si sono esibiti in tesi contrapposte’’.

Barchiesi mette infine in guardia sulla credibilità e la comparazione degli esiti fra i vari sondaggi.

“Oltre ad essere in campo professionisti seri accanto ad altri meno strutturati – sottolinea – si dovrebbero conoscere con maggiori dettagli le differenti articolazioni, che invece vengono spiegate in modo molto sommario. Tanto più che nei sondaggi esiste anche il tema della sincerità: le persone che vengono interpellate non sono aperte a dire la loro vera opinione, nonché dichiarare la propria partecipazione a questo o a quel partito”.

L’articolo completo su Prima comunicazione:

Paolo Marinoni

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