In questa tornata elettorale, si è visto un uso crescente e totale dei social media. Il risultato è una politica totalmente digitalizzata e ‘socializzata’.

I social, in alcuni casi, sono stati usati anche in modo un po’ ‘invadente’. TikTok, per esempio, essendo ‘il regno dei giovani’, è stato un po’ visto come una terra di conquista. Ciò è stato percepito come una ‘mancanza di rispetto’ perché i politici, solo ora, sono entrati sul social per rivolgere ai giovani i loro messaggi elettorali. In alcuni casi, anche in modo un po’ sgangherato.

Sui social, non c’è un politico ‘più amato’. Dai dati degli ultimi tre mesi, emerge che, su tutta la mediaticità, ossia su tutto lo spazio che è stato generato, un commento su due era negativo. È stata una campagna elettorale molto sotto i toni dal punto di vista del gradimento. Una campagna elettorale che è stata vissuta anche con stanchezza da parte degli elettori. C’è stata molta polemica ed è un po’ come se non avessimo eletto il primo della classe, ma i meno detestati. Senza nulla togliere a Giorgia Meloni.

Abbiamo l’abitudine di trattare i social media come se fossero la stessa cosa, ma in realtà non è così. In alcuni social media, c’è stato un gradimento maggiore per Giorgia Meloni e in altri per Carlo Calenda. Conte, inoltre, ha avuto un crescendo nel corso della campagna elettorale e si è ben difeso, soprattutto al Sud.  

Giorgia Meloni è stata molto capace. È diventata progressivamente più istituzionale, ha cambiato il suo registro linguistico, ha ammorbidito alcuni toni ed è diventata più scherzosa e più simpatica. Abbiamo vissuto una trasformazione. Monitorando i social media, sarà molto interessante vedere come evolverà la sua comunicazione.

L’intervista completa a Radio Linea: