I falsi profili sui social network rappresentano uno degli attacchi più frequenti alla privacy e all’identità digitale delle persone. Il Garante della Privacy ha preso una posizione netta sulla questione ordinando a Facebook di fornire all’utente, vittima di furto dell’identità digitale, «in forma intellegibile»tutti i dati che lo riguardano in relazione ai profili «aperti a suo nome» e quindi anche ad eventuali falsi, i cosiddetti fake. Una decisione importante che va nella direzione di regolamentare un ambito sempre più nebuloso quale il trattamento dei dati personali da parte delle piattaforme di social networking. (Qui i dettagli sulla vicenda)
Il caso in questione induce a riflettere anche sul controllo che ognuno di noi esercita sulle proprie relazioni “virtuali”, a partire dalla facilità con cui spesso concediamo agli estranei di accedere alle nostre informazioni più riservate e personali. Una selezione poco accurata o spesso completamente assente dei propri contatti, così come la pubblicazione di contenuti che dovrebbero restare riservati, espone la nostra identità a un rischio concreto. Una volta che il danno è fatto, far valere i propri diritti può significare affrontare un percorso molto doloroso e dispendioso, senza la certezza di un risultato a breve termine, proprio perchè il contesto normativo è in via di definizione. L’invito quindi è prestare maggior attenzione a ciò che condividiamo e a chi può avere libero accesso a queste informazioni.
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