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Twitter sospende 235mila account legati al terrorismo: aumentano i controlli, ma basteranno a contrastare efficacemente la propaganda dell’ISIS?

Twitter aumenta gli sforzi per contrastare il terrorismo annunciando di aver messo al bando 235mila account per violazione delle regole d’uso e di aver aumentato dell’80% all’anno le sospensioni giornaliere degli account legati alla propaganda jihadista. Per identificare questi contenuti, spiega Twitter sul proprio microblog, non è stato creato “nessun algoritmo magico”, ma si sono utilizzati più strumenti contemporaneamente, dai filtri anti spam alle segnalazioni degli utenti. Un sistema misto di segnalazione, nell’attesa che venga creato un software che riesca autonomamente a stanare profili inneggianti alla jihad e monitorare e prevenire questo fenomeno.
Un tentativo che dimostra la volontà del team di Jack Dorsey di aiutare le governance mondiale nella lotta al terrorismo, anche all’interno di una piattaforma fondata sulla libertà di espressione. Non è così scontato infatti per i social network, che basano tutte le loro attività sulla libertà di parola e l’indipendenza, mettere in campo attività di censura e controllo degli utenti.
Ma siamo sicuri che questi controlli servano veramente alla lotta attiva al terrorismo se non inseriti all’interno di un progetto di web intelligence mondiale e condiviso da tutti i social network e da tutti i sistemi di messaggistica istantanea? Gli estremisti islamici potrebbero semplicemente aggirare l’ostacolo, spostando la propria propaganda su altre piattaforme dove il controllo è più difficile come ad esempio Telegram, che permette la creazione di canali di comunicazione segreta e l’autodistruzione dei messaggi, per garantire la massima sicurezza durante le conversazioni. In questo caso proprio le misure messe a punto per la privacy dell’utente si trasformano in strumenti utili per la pianificazione di attacchi violenti.

Appare evidente che siamo di fronte a una sfida del tutto nuova: arginare l’abuso di questi nuovi strumenti di comunicazione sempre più sofisticati e sfuggenti ai controlli creando una legislazione internazionale e condivisa, che stabilisca regole certe ed efficaci, da applicare a tutti i social network, per aiutare la web intelligence mondiale a tenere sotto controllo il fenomeno, attraverso il monitoraggio e la prevenzione.

Andrea Barchiesi

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