Cinque lezioni di comunicazione digitale da non sottovalutare nel secondo social match tra l’azienda e la trasmissione

Lo scorso 10 aprile è andata in onda il secondo social match tra Report ed Eni, con il servizio relativo ad appalti e concessioni petrolifere in Nigeria, secondo l’ormai consolidato format di narrazione “aggressiva”, tipica della comunicazione d’inchiesta televisiva. Due premesse: la prima è che si tratta di una sfida asimmetrica in cui l’azienda è chiamata a rispondere su fatti e dinamiche della cui ricostruzione è all’oscuro fino alla messa in onda del servizio. La seconda è l’effetto attesa per la probabile contromossa da parte di ENI. Partiamo dal limite dello scontro precedente, il match si era giocato in TV senza contraddittorio (a meno di non accettare un invito alla cieca) e su Twitter in uno schema dialettico accusa-risposta. La partita era chiaramente sbilanciata a favore del detentore del mezzo televisivo e di chi conduceva la narrazione. L’imputato poteva adottare solo una azione reattiva immediata, ma anche pertinente e circostanziata…

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