Sabato 1° ottobre ho partecipato al programma Radiotube Social Network di Radio24. Con Marta Cagnola e Simone Fattori, ho parlato dell’analisi condotta dall’Osservatorio politico di Reputation Science sulla reputazione dei politici sui social nel corso della campagna elettorale.

Più che di uno sbarco su TikTok, si è trattato di un’invasione. L’effetto è stato un po’ quello di uno sciatore in spiaggia: tutti si girano a guardarlo, ma tutti questi sguardi non sono di ammirazione. L’errore di base è stato quello di scambiare l’attenzione mediatica con un pensiero sottostante. Siamo andati ad analizzare i commenti e molti sono stati prese in giro.

Questo è un segno socialmente brutto di distacco dalla politica. I dati che abbiamo analizzato si riferiscono al periodo pre-elettorale, quindi non tengono conto di quello che è accaduto dopo. In effetti, però, l’astensionismo ha in qualche modo certificato questa discontinuità, questa separazione tra il mondo sociale e i politici.

Abbiamo analizzato 40 mila tweet, migliaia di contenuti web e 15 mila articoli della stampa e un contenuto su due era negativo.

I più coinvolgenti, quelli che hanno creato più engagement, sono stati Calenda e Meloni; i politici più criticati e con il sentiment più negativo – con picchi di negatività del 74% – sono stati invece Letta e Di Maio.

Il coinvolgimento non è legato alle aspettative elettorali, perché quelle sono soggettive, ma dà un indicatore positivo. Per Conte, per esempio, abbiamo visto che nell’ultimo mese c’è stato un crescendo. Il leader del Movimento 5 Stelle ha avuto la maggiore visibilità stampa, ma anche sui social non se l’è cavata male, perché gode di una base elettorale forte ed è un fenomeno politico consolidato.

Questo tipo di analisi viene solitamente utilizzato in modo strategico, anche per correggere la rotta in fase di campagna elettorale, soprattutto quando si nota che i programmi non hanno grip. I segnali, per alcuni partiti, erano già chiari“.

La mia intervista completa a Radio24: