Dopo il pandoro-gate e la sanzione milionaria comminata dall’Antitrust, Chiara Ferragni ha preso atto della situazione, si è mostrata e si è scusata, con una commozione che appare sincera. Questa situazione tocca il suo vero valore, perché la credibilità – la percezione – è l’unico vero prodotto che un influencer vende.
Si tratta di un’assunzione di responsabilità completa e non è quasi mai così. Chiara Ferragni – influencer, ma anche CEO della sua azienda – si è caricata sulle spalle tutta la responsabilità per ciò che è avvenuto, anche perché, effettivamente, cercare scuse non sarebbe dignitoso né utile. Alla base del problema, c’è un sistema che deve sicuramente essere cambiato. Una commistione tra beneficenza e interessi che deve essere risolta in modo trasparente e chiaro. Ne va della sua reputazione.
Un’altra considerazione molto importante è che nell’era digitale tutto resta per sempre. Da adesso in poi, deve fare una maniacale attenzione, perché le questioni si serializzano e saltano fuori immediatamente al primo problema. E in questo caso, si è visto anche un effetto ‘palla di neve’, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha reso il caso ancora più vorticoso, trasformandolo in un fattore politico. Da un lato, questo attacco da parte della premier ha aiutato Chiara Ferragni polarizzandone le difese, ma dall’altro è inopportuno che un presidente del Consiglio si metta sullo stesso piano di una influencer. Con i social si perde anche il senso dei ruoli.
C’è chi ritiene che tutto potrebbe essere stato una mossa pubblicitaria. Lo escludo, perché il “purché se ne parli” funziona solo per chi non ha alcuna visibilità. In quel caso, per un breve periodo, è meglio avere una cattiva reputazione che non esistere. Ma per Chiara Ferragni, che ha una reputazione non solo nazionale ma anche internazionale, non è questo il caso.
Ne ho parlato a Melog di Gianluca Nicoletti su Radio 24: