Oggi, se cerchiamo su Google “Kate Moss” nessuna delle notizie delle prime 10 pagine (almeno) fa un riferimento diretto all’accaduto. Per trovarne traccia (oltre ad approfondire la sua bio), occorre fare una ricerca combinata (“Kate Moss”+cocaina: 18mila risultati, la maggior parte che afferma che l’evento è superato). Oggi, se cerchiamo su Google “Barilla+gay” troviamo oltre 630mila risultati. Ad alternarsi alla notizia in sé (la sventurata dichiarazione di Barilla, che risale ormai al 2013) le iniziative per supportare la comunità Lgbt messe in atto dall’azienda.
Questi esempi provano due cose. La prima: il Web non dimentica. La seconda: il Web può essere “aiutato” a rimuovere o nascondere dettagli imbarazzanti di chiunque, azienda o privato che sia.
“Il Web è un universo senza tempo, dove tutto ciò che è stato fatto, anche in un passato lontano, esiste e ha visibilità adesso e in contemporanea. La stretta di mano digitale è una prova senza appello – spiega Andrea Barchiesi, ingegnere elettronico, pioniere del settore, che già nel 2004 ha fondato Reputation Manager, realtà italiana di punta nella gestione della reputazione online di aziende, brand e privati -. Ed è sbagliato pensare che la questione riguardi solo i vip: per merito, o per colpa, della Rete ognuno di noi viene prevalutato. Essere sconvenienti non è difficile: tutti noi possiamo avere sleeping bomb pronte a esplodere”.
L’articolo di Millionaire su cura della reputazione online, diritto all’oblio e rimozione dei link lesivi (clic qui per l’articolo completo):
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