La reputazione dei leader politici è negativa, sia sul web che sulla stampa. È quanto emerge dall’analisi di Reputation Science, società specializzata nell’analisi della reputazione, che durante i primi 90 giorni di campagna elettorale ha analizzato più di 40 mila tweet e 15 mila articoli a sfondo politico. I risultati restituiscono un’immagine poco rosea, per quanto riguarda il gradimento dei partiti italiani, seppur con le dovute differenze tra i vari leader. In generale, oltre un contenuto su due (il 54 per cento) presenta un sentiment negativo. Un umore riscontrato soprattutto su Twitter (58 per cento dei casi). La situazione migliora nettamente sulla stampa cartacea, dove i contenuti critici si fermano intorno al 38 per cento.
L’attivismo su Twitter del leader di Azione lo ha portato a diventare il politico più citato della campagna elettorale. Da solo, infatti, ha raccolto il 31 per cento sul totale dei tweet riferiti ai leader politici, generando attorno alla propria figura un engagement pari ad 1 milione e 200 mila reazioni. Unica pecca, non da poco: nella maggior parte dei casi il feedback del popolo social è stato tutto meno che positivo. Il sentiment di Calenda risulta negativo nel 59 per cento dei casi. Due i motivi: il repentino cambio di alleanze (prima con il Pd, poi con Italia Viva) e, soprattutto, il suo atteggiamento, più volte definito “violento” dagli avversari.
Al secondo posto nella classifica dei leader più citati troviamo Enrico Letta, il segretario del Pd. Peccato che anche lui non sia riuscito a circondarsi di elogi. Anzi, il 75 per cento dei tweet che lo riguardano è critico nei confronti del suo operato e di quello del partito. Le accuse principali sono quelle di ‘pensare solo alla destra’ e di ‘non avere contenuti o proposte’. Sul podio dei più citati di Twitter, compare Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, che è riuscita a raccogliere il 17 per cento dei tweet e un alto valore di engagement, pari a 1 milione e 100 mila reaction. Il sentiment negativo, per la leader di Fdi, è leggermente più basso rispetto agli altri due competitor: 56 per cento. Tra le ipotesi del parziale successo l’analisi di Reputation Science cita il fatto che molti utenti le riconoscano il merito della crescita del consenso intorno a Fdi e, in più, la possibilità di diventare la prima premier donna.
L’articolo completo su La Repubblica:
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